R. Poplak, Tra gli sceicchi in Batmobile. Un viaggio pop nel Medio Oriente sconosciuto, l’ancora, Napoli-Roma 2010.

Richard Poplak, leggo in quarta di copertina, è un docuentarista e filmaker. In questo libro racconta la sua esperienza di due anni di viaggio in sedici nazioni “arabo-islamiche”. Un’esperienza che ha come elemento comune la cultura pop.

Il sottotitolo del volume: Un viaggio pop nel Medio Oriente sconosciuto presenta effettivamente un aspetto delle società che ci scorrono davanti agli occhi di cui raramente si sente parlare. Giovani pakistani, maghrebini e medio orientali che hanno gli stessi miti di riferimento cuturali e musicali di quelli europei o occidentali in generale, ma che, in un modo o nell’altro, “islamizzano” i loro idoli, la musica e la cultura di provenienza esterna.

Un’operazione molto interessante per rendere meno estraneo l’altro, come conferma anche la scansione del volume, che fa riferimento alle cinque preghiere giornaliere, il cui nome da il titolo ai capitoli del libro.

Due le considerazioni – se volete anche banali – che ho fatto dopo a lettura di questo libro, pur se non ho preso per oro colato tutto quello che vi ho letto. La prima che, nonostante la musica pop, hip hop e metallica sia fortemente osteggiata in alcuni paesi, è assolutamente inevitabile la sua diffusione e anzi direi che le forme musicali più dure, come l’heavy metal, si diffondono proprio là dove la censura è più forte e nonostante i divieti si riesce a suonarla ugualmente. Ovviamente si tratta di un heavy metal dove può comparire il suono di un ‘ud, per esempio, il che apre spazio a una serie di sperimentazioni musicali affascinanti.

La seconda è che leggendo questo libro, ma anche Maometto on the Road, si riesce a mio parere a comprendere meglio quanto è accaduto e sta accadendo nei paesi arabi – non a caso ampio spazio è dedicato a Siria, Egitto, Libia e Ira – e ad attribuire il giusto valore a diversi mezzi e strumenti che tutti hanno contribuito alla formazione di una certa consapevolezza. 

 

 

Rock the Casbah!

giugno 15, 2010

M. LeVine, Rock the Casbah! I giovani musulmani e la cultura pop occidentale, Isbn Edizioni, Milano 2010

“La ricerca per questo libro è stata possibile grazie alle sovvenzioni e all’assistenza fornite dalla School of Humanities, Department of History and International Center for Writing and Translating, UC Irvine; United States Institute for Peace; Open Society Institute; programma Fullbright Senior Research Grant, Italia; Ecole des Hautes Etudes, Parigi; European University Institute, Firenze; Central European University, Budapest; Mediterranean Studies Association; Higher Education Council, Pakistan”.

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A. Safti, Dirasàt fi-l-musìqa l-giazà’iriyya, al-Mu’assasa l-wataniyya li-l-kitàb, al-Giazà’ir  1988

Negli ultimi tempi, in Algeria, sono state date alle stampe numerose pubblicazioni, curate anche dal punto di vista editoriale, dedicate alla musica algerina che trattano delle canzoni della Casbah prevalentemente cantate da donne, del genere al-gidd wa-l-hazl, che ricordano il repertorio di grandi autori come Ahmad Serri o Muhammad Khaznaj, spesso accompagnate anche da raccolte audio delle diverse scuole algerine (Algeri, Costantina a esempio).

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